Situazione successiva all'evento decennale

Situazione successiva all’evento decennale

Riale di Marolta: stabilizzazione dell’alveo tramite tetrapodi

Descrizione progetto

Il riale di Marolta in Val di Blenio è un corso d’acqua molto attivo, caratterizzato da un bacino imbrifero con un elevato potenziale di materiale erodibile, che in corrispondenza di piogge intense viene trasportato a valle sotto forma di colate detritiche oppure di evento di piena con intenso trasporto di materiale solido. Negli scorsi decenni si sono verificati diversi eventi di piena importanti, che hanno messo in pericolo sia l’abitato di Traversa che la strada cantonale. L’ultimo evento alluvionale risale al giugno 2019 e ha provocato dissesti in più punti lungo la parte bassa dell’asta fluviale, con un forte trasporto di materiale depositatosi alla foce con il Brenno. In modo particolare a valle della strada cantonale si sono verificate importanti erosioni di fondo.

Quali opere urgenti nella tratta di Traversa sono stati definiti interventi di stabilizzazione del fondo e degli argini su una lunghezza di ca. 100 m. Tra le varianti valutate dallo studio beffa tognacca sagl, la variante “tetrapodi” è stata considerata la migliore. Malgrado un inserimento paesaggistico non ottimale, rispetto alla stabilizzazione dell’alveo con classiche briglie di fondo in calcestruzzo o brevi rampe in blocchi, la soluzione con tetrapodi garantisce una maggior flessibilità in caso di sovraccarico, permette una transizione ottimale tra il selciato in duro e l’alveo naturale e presenta dei costi inferiori.

La variante con tetrapodi consiste nel posizionamento in alveo di file trasversali di elementi in calcestruzzo (tetrapodi) di peso pari a ca. 10 t, che fungono da “briglie di fondo” in quanto elementi che interagiscono con l’alveo. Il comportamento dei tetrapodi in caso di piena e per la situazione di sovraccarico è stata analizzata per mezzo di esperimenti su modello fisico in scala 1:30. Complessivamente sono state analizzate tre differenti disposizioni di tetrapodi, variando sia la distanza tra le varie traverse di tetrapodi sia il posizionamento dei tetrapodi all’interno delle traverse.

Gli esperimenti hanno messo in evidenza l’elevata flessibilità e la robustezza globale del sistema in caso di sovraccarico. Con il crescere dei deflussi si osserva una progressiva erosione dei singoli tetrapodi, con un adattamento duttile delle traverse che mantengono comunque una coerenza pure per deflussi importanti. Per deflussi superiori all’evento centenario i gruppi di tetrapodi posizionati in traverse iniziano progressivamente a sfaldarsi (processo accompagnato da una riduzione della pendenza), senza però che si arrivi a un collasso delle strutture. Il sistema trova infatti un nuovo equilibrio, passando gradualmente dalla disposizione iniziale con i raggruppamenti ordinati e distinti, a una disposizione sparsa dei tetrapodi, che occupano con il protrarsi dei processi erosivi in modo sempre più omogeneo la superficie dell’alveo.

L’evoluzione dell’alveo e delle strutture di tetrapodi con il crescere dei deflussi è stata documentata con fotografie ortogonali ad alta risoluzione. Queste permettono grazie alla fotogrammetria la restituzione della morfologia dell’alveo con una precisione nell’ordine di grandezza millimetrico. La documentazione degli esperimenti fisici sui tetrapodi è stata messa a disposizione di due studenti del Politecnico federale di Losanna che l’hanno analizzata nell’ambito di un lavoro di semestre (Design Project 2020) presso la Facoltà di Scienze e ingegneria ambientali in collaborazione con il nostro laboratorio.

Gli esperimenti fisici hanno quindi confermato le ipotesi iniziali riguardanti il comportamento globale del sistema e permesso di ottimizzare la geometria delle traverse di tetrapodi per l’intervento lungo il riale di Marolta. I test in laboratorio sulla stabilizzazione dell’alveo con tetrapodi proseguiranno, con l’obiettivo di studiare in modo sistematico l’effetto della densità dei tetrapodi, della pendenza e del rapporto tra le dimensioni degli elementi in calcestruzzo e l’alveo mobile sulla stabilità del sistema. Si vuole in questo modo sviluppare una formula empirica che permetta di dimensionare in modo affidabile questo genere di interventi.

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